L'entrata in vigore del Decreto Legislativo 258/00 in recepimento delle Direttive Comunitarie 271/91 e 676/91 e del recente Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Salute del Territorio n. 185 del 12 giugno 2003 recante le norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue, ha comportato l'introduzione di limiti normativi più restrittivi per quanto riguarda la rimozione dei nutrienti dalle acque reflue.
In particolare, il concetto di 'area sensibile' inteso come corpo idrico ricettore esposto al rischio di eutrofizzazione ha posto l'esigenza di interventi di adeguamento degli impianti di depurazione esistenti, spesso caratterizzati unicamente da comparti di ossidazione biologica dei composti organici.
Tuttavia, questa necessità di potenziamento tende a scontrarsi con la sempre minore disponibilità di superficie per la realizzazione di processi di depurazione a fanghi attivi convenzionali, favorendo il crescente interesse degli operatori per alcune tipologie di trattamento in grado di compattare le volumetrie di processo e di ottimizzare la qualità dell'acqua depurata, al tempo stesso rendendo semplice la gestione degli impianti.
I reattori biologici a membrana (MBR, dall'inglese Membrane Biological Reactor o BRM, bioreattore a membrana) derivano dall'accoppiamento dei tradizionali processi a biomassa sospesa con i processi di filtrazione su membrane microporose o ultraporose, a seconda delle dimensioni nominali dei pori. I maggiori vantaggi legati a questa tecnologia vanno ricercati nella possibilità di eliminare l'unità di sedimentazione a valle del comparto biologico e tutti i vincoli gestionali ed operativi ad essa connessa.
Membrana polimerica a fibra cava: porosità 0.1 micron e diametro interno delle fibre 0.3 mm.
Membrana polimerica tubolare: porosità 0.03 micron, diametro canali 8 mm.
Membrana ceramica: porosità 0.05 micron, diametro equivalente canali 3.5-6 mm.
I moduli di filtrazione sono costituiti da fibre cave supportate su di un robusto telaio in acciaio inossidabile e collegate per mezzo di collettori in PVC.
La struttura di sostegno dei moduli serve per dare rigidezza al sistema. L’altezza di tale struttura è tale da garantire comunque che le fibre rimangano piuttosto “morbide”, cioè in grado di muoversi sotto l’azione dell’aria che viene insufflata da sotto il modulo; i moduli integrano infatti un secondo collettore per la distribuzione dell’aria sotto le fibre per mezzo di soffiante.
L’aria, scorrendo sotto forma di bolle lungo le fibre, genera attorno ad esse un regime turbolento che aiuta a mantenere pulite le fibre stesse.
I moduli vengono completamente immersi nelle vasche di ossidazione (o meglio in appositi comparti in esse ricavati e mantenuti in comunicazione per mezzo di valvole, in modo da poter essere separati per operazioni di manutenzione).
Tipicamente ogni sistema oltre al modulo di membrane prevede:
Nel caso dei bioreattori a membrane sommerse vengono rimpiazzati gli stadi di sedimentazione finale e di filtrazione su sabbia, risolvendo tutti i problemi di scarsa sedimentabilità dei fanghi attivi. Ciò permette pure di lavorare con concentrazione del fango nelle vasche di ossidazione molto maggiori rispetto ai sistemi tradizionali (fino a 8-10 gMLSS/l contro i tradizionali 4 gMLSS/l), con tutti i vantaggi correlati.
MATERIALE MEMBRANE: | PVDF |
POROSITÀ: | 0.03 micron |
DIAMETRO TUBI: | 5-8-10 mm |
PRESSIONE MAX : | 8 bar |
CONDIZIONI LAVAGGIO (pH): | 2 |
CONDIZIONI LAVAGGIO (TEMPERATURA): | Tmax=60°C |
CONTROLAVAGGIO: | SI |
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